Spirito e materia. Mente e corpo. La separazione fra queste espressioni della nostra esistenza nasce da un nostro modo di vedere l'Essere, condizionato dalla nostra incapacità di cogliere l'Unità Originaria. La nostra stessa esistenza individuale sembra condizionata dalla Separazione, dall'individuare differenze e dicotomie e, dove non riusciamo a vederle, ci prende il Terrore Puro. Ma la dicotomia è illusione. Noi siamo da sempre parte dell'Indeterminato Principio. Questo è probabilmente il primo, grande dramma che l'uomo si trova ad affrontare, il dramma dell'individuazione, già espresso nelle parole dei primi filosofi "Principio delle cose che sono l'Indefinito... da questi è la nascita per le cose che sono, e verso di questi è la morte secondo necessità infatti pagano ammenda secondo giustizia gli uni agli altri per le ingiustizie secondo le disposizioni del tempo" (Anassimandro)
La ricerca della Sapienza - per gli antichi filosofi - richiedeva un lungo percorso di ricerca, sia sul cosmo, sia su se stessi, ma il suo punto più alto andava al di là dello studio e della conoscenza razionali. Il pensiero del pensabile, dell'assoluto e del santo, rilucendo come un fulmine attraverso l'anima, permise in un istante di toccare e di contemplare. Perciò sia Platone sia Aristotele chiamano questa parte della filosofia epopticòn, in quanto coloro... che hanno toccato direttamente la verità pura di esso ritengono di possedere, come in una iniziazione, il termine ultimo della filosofia (Aristotele, "Eudemo", Fr. 10) Si tratta, ad un certo punto, di compiere un balzo, un salto che non è più spiegabile secondo una catena di ragionamenti logici ma che li sorpassa a una velocità vertiginosa, per arrivare oltre ogni possibile concetto.
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